Il filmato di venti secondi realizzato con le telecamere di sicurezza è sovraesposto e un po’ sfuocato, ma ci dice tutto quello che c’è da sapere sulla minaccia rappresentata dagli atti vandalici. Nel 2018, un uomo con cappello e occhiali scuri apre la porta di Opera, una galleria d’arte in Colorado. Non lascia andare la porta prima di aver posizionato un oggetto sul pavimento per impedire che si chiuda dietro di lui. Incontrastato, si dirige volutamente verso la telecamera prendendo qualcosa dalla tasca.

Ora la ripresa si sposta su una seconda telecamera che mostra l’uomo in piedi a pochi metri da un grande dipinto dell’artista americano Christopher Wool. Ha un valore stimato di 2,95 milioni di dollari. L’uomo si avvicina al quadro e con la lama di un rasoio sfregia l’opera un paio di volte prima che il personale abbia il tempo di intervenire.

Fortunatamente, il vandalismo intenzionale delle opere d’arte non è un fenomeno frequente. Ciononostante, digitando “filmato di sicurezza atti di vandalismo” nella barra di ricerca di YouTube si trovano diversi esempi. Se si interpellano gli assicuratori di opere d’arte, molti potrebbero snocciolare un elenco di opere di alto profilo che sono state danneggiate negli ultimi anni.

Per esempio, nel 2012 Il bacino di Argenteuil con una barca a vela di Claude Monet fu forato da un uomo mentre era esposto alla Galleria Nazionale d’Irlanda. L’uomo provocò un grosso strappo nel dipinto, che fu riparato mettendo insieme e riattaccando centinaia di microscopici frammenti di pittura. Quello stesso anno, l’opera Nero su marrone di Mark Rothko fu imbrattata di vernice alla Tate Modern. Più di recente, un murale di Banksy, apparso il giorno di San Valentino 2020 sulla parete di una casa a Bristol, è stato ricoperto di graffiti rosa alcuni giorni dopo la sua scoperta.

Per gli assicuratori di opere d’arte, gli atti vandalici sono come i “lupi solitari” per le forze di sicurezza: impossibili da rilevare, imprevedibili e spesso inevitabili. Se un vandalo decide di danneggiare un’opera d’arte, probabilmente non c’è alcun modo per fermarlo, a meno che l’opera sia protetta da uno schermo di sicurezza, che piuttosto annienterebbe lo scopo di una mostra, che è quello di avvicinare il più possibile il pubblico a questi oggetti.

Purtroppo, il vandalismo contro l’arte non è destinato a tramontare. I social media e l’ascesa di gruppi di pressione per una causa individuale hanno contribuito a riscaldare l’atmosfera politica generale, il che rende ancora più allarmanti gli attacchi di natura politica e sociale sulle opere d’arte.

È pur vero che non tutti i danni inflitti all’arte sono intenzionali. Un movimento incontrollato del gomito di un visitatore o una mano poco ferma possono essere altrettanto fatali. Un episodio di questo tipo risale al novembre 2016, quando un visitatore del Museo Nazionale d’Arte Antica di Lisbona fece cadere e distrusse una statua del XVIII secolo raffigurante San Michele. Sembra che il visitatore stesse cercando di farsi un selfie con la scultura.

Appunto, l’equilibrio è la chiave. Da un lato, dare al pubblico l’accesso che desidera. Dall’altro, fare in modo che gli espositori siano soddisfatti del livello di sicurezza e l’assicuratore abbia dimestichezza con il rischio.

Le precauzioni fisiche sono un modo per mitigare i danni potenziali. Un’opzione sensata potrebbe essere insistere con i controlli delle borse. Oggetti taglienti capaci di arrecare danni o contenitori di liquidi pericolosi possono essere rilevati prima che arrivino ovunque nel raggio d’azione dell’obiettivo. Ma controllare le borse nelle gallerie può essere una misura non molto brillante, per cui non bisognerebbe farci troppo affidamento.

L’assicuratore può certamente adeguare il tasso di premio al rischio a cui è soggetta l’opera d’arte. Per esempio, un’opera controversa può comportare un premio più alto, franchigie più elevate e una serie di garanzie. Può essere necessario adottare misure di sicurezza straordinarie; il dipinto può dover essere esposto dietro una protezione di sicurezza in plexiglass oppure i visitatori potrebbero essere tenuti a una certa distanza dall’opera per mezzo di cordoni o balaustre.

Nella peggiore delle ipotesi, qualora un’opera d’arte subisse un atto vandalico, per prima cosa la galleria o il museo deve informare il proprio broker. Il broker, solitamente uno specialista di opere d’arte, a sua volta ci comunicherebbe tempestivamente l’accaduto. Vale la pena ricordare che in questa fase la notizia del danno potrebbe essere diffusa dai media.

Video dell’incidente potrebbero persino circolare sui social. Tutto ciò potrebbe avere effetti negativi sulla reputazione della galleria.

Il nostro servizio di liquidazione sinistri chiederebbe a uno specialista di sinistri in ambito artistico di valutare il danno e comunicare le proprie conclusioni agli assicuratori e al cliente. Esiste la possibilità che il danno subito dall’opera d’arte non possa essere riparato, ma fortunatamente ciò avviene raramente. È più probabile che l’esperto consigli il modo migliore per restaurare l’opera, valutando anche eventuali perdite di valore derivanti.

La perdita di valore potrebbe essere sostanziale. Infilare un gomito in un’opera antica oppure forare una tela contemporanea con una penna a sfera potrebbe costare milioni. Se l’artista è in vita, probabilmente vorrà essere coinvolto nella riparazione dell’opera. Generalmente è un approccio che incoraggiamo in quanto riduce la perdita di valore causata dal danno e dal processo di restauro.

Come tante cose della vita, sta tutto nel raggiungere un equilibrio tra esigenze diverse. Nel mercato di Londra non esiste nessun caso in cui non sia prevista copertura per una grande opera d’arte. Non possiamo escludere la possibilità che qualcuno entri in una galleria con l’intenzione di danneggiare un’opera d’arte, in quanto la gente è sempre imprevedibile. Ma possiamo ridurre le probabilità che un fatto del genere accada e fornire le opzioni di restauro più sofisticate possibili. Questa è la forza di Liberty e l’offerta del mercato di Londra: trovare soluzioni è alla base del nostro lavoro.